L’ARTE DI FARE LA DIFFERENZA
Un progetto di Anna Maria Pecci a cura di Arteco con la collaborazione del Museo di Antropologia ed Etnografia - Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università degli Studi di Torino, del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino e della Città di Torino - Direzione Centrale Politiche Sociali e Rapporti con le Aziende Sanitarie, Servizio Disabili.
5 mostre diffuse sul territori odi Torino
accoglieranno le opere nate dall’incontro e dal dialogo di giovani artisti e
educatori con le collezioni etnografiche del Museo di Antropologia ed
Etnografia dell’Università di Torino, la cui valenza scientifica e culturale
affianca una straordinaria potenza artistica. Se il seme di ogni percorso è
stato il confronto con l’arte irregolare, potente espressione dei limiti delle
“etichette” sono state le esperienze degli artisti e i personali vissuti di
marginalità e disagio a stimolare sviluppi diversi per le opere collettive.
Galleria Spazio Bianco
Inaugurazione, venerdì 19 ottobre, ore 19:00
dal 20 ottobre al 12 novembre 2012
QUOTIDIANA ASPIRAZIONE AD UNA PERSONALE IDEA DI
NORMALITÀ
Caterina Cassoni, Ario Dal Bo, Arianna Uda
Spazio Bianco, Via Saluzzo 23BIS tel. 333.6863429
Apertura martedì-venerdì 16.30-19.30 informarte8@gmail.com
Caterina Cassoni è un’educatrice interessata alle
problematiche sociali di marginalità ed esclusione che al momento sta lavorando
in un servizio di educativa territoriale per minori disabili e autistici.
Ario Dal Bo è un singolare musicista ed eclettico compositore che si occupa, in
maniera autodidatta, della realizzazione e montaggio video. Arianna Uda è
un’artista dal percorso lineare: studio e pratica dell’arte, riflette sulla
abitudini quotidiane apparentemente insignificanti, quali rappresentazione del
mondo.
“Forse, un giorno, non sapremo più esattamente che
cosa ha potuto essere la follia […]
resterà soltanto un enigma di questa esteriorità.”
[M. Foucault, Storia della follia nell'età classica, 1976]
La normalità rappresenta per l’etica della nostra
società la dimensione rassicurante, in cui la cassa di risonanza dei media ha
un gioco rilevante nel creare modelli di adeguamento massificante, con la
conseguente equazione per cui normale significa sano e anormale il contrario,
quindi diverso/malato.
Già alla fine del XIX secolo, diverse scuole
mediche indagavano il procedimento di misurazione antropometrica legandolo alle
definizioni di salute/malattia. Arianna, Ario e Caterina, partendo dagli
strumenti di misurazione cranica conservati al Museo di Antropologia ed
Etnografia, inseguono l’obiettivo di mettere in evidenza quanto sia soggettivo
e arbitrario il concetto di normalità e anormalità.
L’opera si distribuisce su due percorsi strettamente
personali, ai quali gli artisti collaborano reciprocamente, per terminare in un
lavoro relazionale performativo che indaga, tramite l’utilizzo della tecnica di
misurazione antropica, la convenzionalità del significato di normalità.
Attraverso frammenti video, Ario affronta il binomio caos/ordine. Il caos è un
luogo di costrizione, un ex-manicomio, e si contrappone all’ordine delle forme
della natura. Arianna, utilizzando diapositive e fotografie analogiche, procede
in un’indagine intima, dando risalto alla condizione di anormalità avvertita da
ciascuno.
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